Quando si parla di “American Dream” solitamente si pensa al mito a stelle e strisce che da soli, attraverso coraggio e determinazione, si può migliorare, soprattutto economicamente ma anche socialmente. Se parliamo del “sogno americano” di una ragazza catanese innamorata del blues, del country, del folk e di tutto ciò che odora (musicalmente) di stelle e strisce, allora il discorso cambia. Grazie all’intraprendenza di Simona Virlinzi, la sua discografica, le radici del secondo disco di Roberta Finocchiaro sono state poste a Memphis, la città del Tennessee considerata la patria del blues e del soul, dove il rock’n’roll è nato grazie a “Tht’s alright mama”, primo singolo di Elvis Presley con la Sun records di Sam Phillips. Dal 4 al 16 settembre scorsi, la Virlinzi ha regalato un sogno alla 24enne Roberta, un anno dopo il primo album “Foglie di carta” che aveva segnato il debutto anche della Tillie Records, l’etichetta che la Virlinzi ha fondato per dare nuova linfa ai talenti siciliani. In scuderia, oltre la Finocchiaro, anche Jo M, l’alter ego musicale di Giovanni Mazzarà il cui pop sofisticato è entrato nelle grazie dei grandi media nazionali.
Memphis, dicevamo, con due giorni dedicati alle prove per poi buttarsi a capofitto, per una settimana, in studio per le registrazioni al Sam Phillips Recording Studio. Nove i brani registrati, tutti in inglese, tranne uno, in italiano per l’album ancora senza titolo che uscirà con buona probabilità nella prossima primavera. «Un disco che è nato in America – aggiunge Roberta – anche perché i musicisti sono prevalentemente americani». «Sin dall’inizio avevo l’idea che questo disco dovesse nascere in America» – aggiunge Simona Virlinzi.
Con Roberta hanno suonato bassista e batterista del cantautore country-blues americano John Mayer, certamente il musicista preferito dalla Finocchiaro. Il bassista David LaBruyere, che vive a Nashville, curerà anche la produzione artistica; ha suonato nei primi due dischi di John Mayer Room for Squares del 2001 e Heavier Things del 2003 e nel tour live di Continuum, terzo disco di Mayer. Il batterista Stephen Chopek ha suonato nel tour del primo disco di Mayer ed è presente nel primo dvd live di John Mayer Any given Thursday del 2003. La scelta dei musicisti è stata pilotata da Roberta: «E’ stata una felice coincidenza – aggiunge Simona -. Ho conosciuto Stephen e a lui ho chiesto di chiedere a David se voleva fare parte del progetto. E sempre Stephen si è occupato di trovare tastierista e i fiati: Gerald Stephen alle tastiere, Tom Clary alla tromba, Art Edmaiston al sax, Jana Misener al violino e violoncello, Krista Wroten Combest al violino, Russ Pahl al dobro e Pedal Steel».
Memphis, la città del soul, e Nashville, la capitale del country, fanno già capire verso dove ci stiamo muovendo col nuovo progetto della Finocchiaro. Ma per un disco “americano”, che sicuramente avrà un titolo in inglese, partiamo dall’unico brano in italiano dei 9 che comporranno l’album: «Si intitola Paura – anticipa Roberta -. In questa canzone canto le mie paure personali. Tutto questo secondo disco è più personale rispetto a Foglie di carta. Ci sono dentro la mia famiglia, c’è Simona, ci sono i miei viaggi, i miei sentimenti. Con questo disco si potrà conoscere chi sono io davvero». Foglie di carta in effetti era nato mettendo insieme l’esperienza con la band New Generation Class e le prime esperienze da solista. In questo lavoro in itinere c’è tutta la nuova Roberta Finocchiaro. Virlinzi: «Suonando con questi musicisti si sente che il suono è diverso, per lei è stato un passaggio fondamentale per crescere come musicista».
I brani sono nati in questo ultimo anno. Finocchiaro: «Ancora devo realizzare, per me è stata un’esperienza troppo grande. Aver suonato con questi musicisti è stato pazzesco, io sono cresciuta guardandoli suonare nei loro video. Posso dire di aver vissuto quasi dentro un film». Ma torniamo al nascituro disco di Roberta: «In Be Myself mi sono ispirata alle storie di casa vissute con i miei genitori, guardandoli litigare. Build my Heart l’ho scritta per Simona, ispirato dal nostro viaggio a Londra dove ho potuto vedere dal vivo John Mayer. Leaf in Hurricane è un brano che mi rappresenta molto. Non ho paura ad ammetterlo, io mi sento talvolta una foglia in un uragano, io sono così». Neanche un anno di palcoscenici importanti hanno dato a Roberta la consapevolezza dei propri mezzi? «Nel brano Paura canto che solo sul palco riesco a superare le paure che ho in genere nella vita. Honey Tree è una storia fantastica, parla di un albero di miele che mi protegge da tutti i miei problemi».
E’ tutto più americano questo secondo progetto discografico di Roberta Finocchiaro. La grande novità sono i fiati del soul, e come non poteva essere essendo nato a Memphis. «Ci sono sonorità più funky che blues – racconta Roberta –, qualche brano come Something true e Liar è anche ballabile». Grazie alla forza di comunicazione della musica, che non conosce frontiere, si è creato subito un gran feeling con Dave, Stephen e gli altri: «Abbiamo parlato soprattutto con la musica – racconta Roberta – e io con la mia chitarra acustica che mi sono portata da Catania ero lì pronta a raccogliere i loro consigli. I brani, dai miei provini per chitarra e voce, non sono poi cambiati tantissimo nell’impostazione, arrangiamenti a parte. In un brano mio padre Salvo (noto per aver suonato con Mario Biondi ndr) aveva scritto una parte per pianoforte che è rimasta uguale».
E’ stato questo l’approccio con l’America per Roberta Finocchiaro, lei che da piccola aveva scritto il brano Sognando Nashville, questo lavoro fianco a fianco con musicisti che nella buona tradizione a stelle e strisce sono abituati a suonare con chiunque e che hanno trovato nella ragazza siciliana tutt’altro che una sprovveduta alle prime armi, anzi, si sono trovati davanti una vera musicista capace di tenere lo testa durante registrazioni che sono avvenute rigorosamente dal vivo. «E’ stato un sogno per me, era come se fossi in un film. Vedere, poi, anche i Sun Studio, e la stanza dove Elvis e Johnny Cash hanno registrato i loro primi dischi è stato emozionante».
E si è avverato anche il sogno di vedere Nashville, dove Roberta e Simona sono andate sfruttando tre giorni di pausa nel lavoro di registrazione. «Abbiamo fatto le turiste a Nashville – racconta Simona Virlinzi -, abbiamo visitato il Johnny Cash Museum e poi grazie a contatti locali Roberta ha potuto suonare in un locale country, il Robert’s Western World».
«Gli americani vivono la musica in modo diverso rispetto a noi. Io mi sono sentita a casa mia, tutto è nato in modo naturale. Per un periodo in America ci vivrei pure, per tutta la vita non so» – racconta la Finocchiaro. «Alla fine è gente semplice – aggiunge la Virlinzi -. I musicisti ci hanno pure ringraziato per averli coinvolti in questa esperienza, hanno apprezzato il talento di Roberta, sottolineando sempre che le canzoni erano belle e che “We had fun”, che si erano divertiti. Hanno anche apprezzato la mia intraprendenza nel portare avanti questo progetto».
Ma che anno è stato questo che è passato dall’uscita di “Foglie di carta” per la 24enne musicista etnea? «E’ stato un anno di crescita, ho vissuto tante esperienze tra musica e viaggi, ho suonato pure a Londra, a Taormina ho aperto il concerto di Elisa. Musicalmente sono cresciuta molto. Questo prossimo album racconterà proprio questo». E poiché per un musicista l’appetito vien suonando, sono i concerti nei luoghi giusti la chiave di svolta in questa fase. Virlinzi: «Al Buscadero Day a Pusiano, sul Lago di Como, lo scorso luglio Roberta è stata ascoltata da Joe D’Urso che si occupa del Light of Day, festival musicale nato ad Asbury Park (la città dove Bruce Springsteen è nato musicalmente ndr) per raccogliere fondi nella lotta contro il Parkinson e dove spesso il Boss si fa vedere. Joe farà suonare Roberta al Light of day a gennaio sia nella tappa di New York che in quella di Asbury Park. Spero che Bruce si faccia vedere, anche se è impegnato in teatro con lo spettacolo “Springsteen On Broadway” in calendario fino a febbraio. Subito dopo andremo a Memphis per ascoltare i brani finiti».
Il disco verrà mixato a Memphis da Matt Ross-Spang vincitore nel 2015 di un Grammy Award per Something More Than Free di Jason Isbell. E a proposito di Light of Day, il 3 dicembre Roberta suonerà anche al Light of Day Italia a Figino, nel Comasco. E nel prossimo futuro, chissà, potrebbero venire anche concerti in America: «Sarebbe bello un bel trio con Roberta, Dave e Stephen – sogna la Virlinzi -. Mai dire mai, da cosa nasce cosa». «Dopo tutto io mi sono trovata bene con loro e loro si sono trovati bene con me» aggiunge la musicista.
13/11/2017 – 16:49 di Gianni Nicola Caracoglia (Clicca qui per vedere l’articolo originale)