La passione per la musica sta alla base di questa nuova etichetta. Ho sempre vissuto la mia passione per la musica accanto a mio fratello Francesco. Nel 1981, avevo 20 anni, con Francesco e altri quattro amici siamo andati a sentire il concerto dell’11 aprile di Bruce Springsteen e la E Street Bandall’Hallenstadium di Zurigo. Fui io a far notare a Francesco che avevamo davanti Big Man (il nomignolo del compianto sassofonista Clarence Clemmons ndr) e vicino a lui Bruce. Il primo incontro da cui nacque un’amicizia con Francesco e me».
Nel giardino degli studi Waterbirds, c’è molta emozione nel racconto di Simona Virlinzi pronta al debutto come discografica con la Tillie Records, sulle orme di quanto realizzato vent’anni fa da suo fratello Francesco con la Cyclope Records, quando Catania era cuore pulsante del rock nazionale. Primo disco a uscire con il marchio Tillie è “Foglie di carta”, debutto di Roberta Finocchiaro, giovane blues girl catanese. Il disco esce il 30 settembre. «Dopo la morte di Francesco (il 28 novembre 2000 ndr) ci sono stati momenti bui, di sofferenza. Poi con mia madre abbiamo deciso di riaprire gli studi Waterbirds…». In quel momento cade una foglia sulle corde della chitarra acustica tenuta da Simona, chitarra che restituisce una nota netta. «Questo è Francesco, è un segnale – commenta d’istinto la Virlinzi -. E’ lui che mi dice “stai facendo bene”. In questo momento è con noi».
Il marchio Waterbirds, per anni nome di uno studio di registrazione all’avanguardia, nel 2008 diventò un’etichetta grazie allo sforzo comune di mamma Nica, aiutata dalla figlia Simona, e che produsse nel 2008 il disco degli Acappella Swingers “Let’s on Doo-Wop”, seguito l’anno dopo dal natalizio “Merry Christmas”. Poi nel 2014 arrivò “The eternal dreamer” del suonatore di hang Marco Selvaggio, e quest’anno ha prodotto “C’è sempre un motivo” di Samuela Schilirò. «Io ora mi sono sganciata e ho aperto la mia etichetta, la Tillie Records, e intendo produrre tutto ciò che mi dà emozioni – annuncia Simona Virlinzi -. Roberta mi piace per il suo talento, per come suona la chitarra, come canta, come scrive le canzoni, la trovo unica nel suo genere. Adesso l’obiettivo è farla suonare e farla conoscere, anche all’estero, in America soprattutto». Nella giovane scuderia Tillie anche Giovanni Mazzarà in arte Jo M, 29enne cantautore catanese in attesa di sapere se sarà ammesso alle selezioni di Sanremo Giovani. Virlinzi: «Il disco è pronto, è stato prodotto da Roberto Vernetti, se passerà le selezioni uscirà dopo Sanremo, altrimenti uscirà a dicembre». Il nome dell’etichetta è un omaggio al Boss in quanto viene da un personaggio di un murales di Ashbury Park che è diventato simbolo della cittadina dove Bruce Springsteen crebbe musicalmente. E il ghigno di Tillie campeggia anche nella chitarra elettrica fatta a mano che Simona ha comprato da un artigiano di Ashbury Park.
“Foglie di carta” arriva 20 anni dopo “Due parole”, l’esordio di Carmen Consoli per mano di Francesco Virlinzi. Vent’anni dopo, grazie alla sorella Simona, Catania esprime una nuova ragazza con la chitarra come la Cantantessa fu battezzata ai suoi esordi. Roberta: «Questa è una cosa che se ci pensi ti emoziona un po’, per la storia che hanno vissuto insieme. Mi sento molto vicina, anche se non musicalmente, a quello che ha vissuto Carmen, anche lei veniva dai locali come ho fatto io. Come lei sono una ragazza con la chitarra».
“Foglie di carta”, le foglie cantano e suonano agli studi Waterbirds dove il disco è nato. Il disco della quasi 23enne Finocchiaro, li compie il 10 ottobre, risente della scrittura dell’esordiente: testi semplici e grande costruzione musicale sopra. I brani sono suonati con Christian Cosentino al basso e Roberto Coco alla batteria, in pratica i New generation Class, la band con cui Roberta ha suonato per quasi sei anni. Roberta: «Un unione fra la natura e la musica. La musica per me nasce dalla natura. Le foglie e la carta sono le canzoni scritte. Io preferisco essere diretta, come fanno gli americani. Non mi piacciono i testi troppo complicati, io voglio che la musica arrivi meglio e emozioni di più».
Figlia e nipote d’arte, Gino Finocchiaro, il nonno di Roberta, è il noto fisarmonicista e pianista, già nelle prime formazioni dei Beans. Il padre Salvo suona da anni il pianoforte con Mario Biondi quando canta in Sicilia, anche gli zii Giuseppe e Diego sono musicisti. «Per me è stato naturale fare musica, l’ho sempre saputo. Devo dire che è tutta colpa di mia mamma che una sera mi chiese, potevo avere nove anni: ma a te non piacerebbe scrivere canzoni, fare musica, suonare la chitarra? Lì mi si è aperto un mondo, ho capito che quella era la cosa che dovevo fare per sempre».
Il disco è stato prodotto da Alberto Bianco, registrato negli studi Waterbirds e missato da Riccardo Parravicini, masterizzato da Giovanni Versari. «Ho lasciato molto fuori da questo disco, ho tantissime canzoni che proporremo in futuro». Singolo apripista è “Bianco” che apre anche il disco. «E’ il brano più pop dei 10. Oggi tutto è nelle nostre mani decidiamo cosa fare della nostra vita, renderla positiva se vogliamo. Partiamo da un foglio bianco». Rispetto ai New Generation Class, dove Roberta cantava solo in inglese, adesso la lingua principale è l’italiano. Inglese che resiste solo nel brano “Invisible”, dove il perno è la frase “I’m invisible but I don’t feel lonely, my best skill is spending time with myself”. «Questo è un pezzo che viene dal repertorio dei New Generation Class che avevamo scritto per partecipare alla colonna sonora del film “Il ragazzo invisibile” di Gabriele Salvatores». Per il film uscito due anni fa, Salvatores aveva indetto un concorso invitando giovani musicisti senza etichetta a comporre un brano per la colonna sonora, che si sarebbero aggiunti ai brani di Ezio Bosso e Federico de’ Robertis. “Invisible” non fu scelto. «Il film parla di problemi adolescenziali, di un ragazzo che si sente invisibile in mezzo alla folla, una invisibilità interiore. Un brano che mi poteva rappresentare qualche anno fa, quando frequentavo le scuole medie e mi sentivo una ragazza invisibile, a causa di episodi di bullismo contro di me. La musica mi ha salvato e mi ha fatto emergere».
Tutto in modo naturale, quando Roberta prende la chitarra nascono fluide le melodie, le canzoni. Sul palco tira fuori tutta la sua grinta ma nella vita di tutti i giorni è una ragazza semplice: «Sincera penso – aggiunge -. Sto molto attenta anche al mio look, non esco di casa se non mi sento a posto». Il look perfetto della nuova country girl, occhiali, cappello e rossetto rosso mattone. E da brava country girl, anche la natura è un ambiente che Roberta ama molto: «Amo la montagna, l’Etna mi ispira molto». E nella natura selvaggia dell’Islanda nascerà nelle prossime settimane il video, girato da Stefano Tiozzo, di “23”, brano non compreso nell’album: «Sarà il mio prossimo singolo, mi darà il lancio per lavorare al disco nuovo. In questa canzone ci sono le mie emozioni dopo che si è sciolta la band ma coltivavamo sogni diversi». E che sogni coltiva una ragazza di quasi 23 anni? «Mi piacerebbe viaggiare suonando. Non cerco il successo subito. Pe me successo è avere un pubblico che mi segue, non mi piacerebbe neanche farmi vedere in televisione in un talent». Neanche con Manuel Agnelli come giudice? «Gli unici giudici che riconosce sono John Mayer e Bruce Springsteen» ribatte Simona Virlinzi che gli ha fatto conoscere il Boss al recente concerto di Zurigo l’1 agosto. “Good luck for your music” ha sentenziato il Boss per Roberta che ancora non crede a se stessa per l’incontro fatto.
Nel mondo di Roberta non c’è l’hip hop dei suoi coetanei ma un altro mondo “black” più vintage, quello del blues. «Il blues nasce dall’anima, e tutto quello che faccio io nasce da dentro, come sono io, dai sentimenti che provo quando suono. Per questo amo il blues, il folk, il country, la musica degli Anni 70, cantautori come Joni Mitchell. La mia insegnante di canto, la jazzista Rosalba Bentivoglio, mi ha detto che le ricordavo una giovane Joni Mitchell». In “Love (fuck)” quasi con discrezione, con timore, con imbarazzo, Roberta pronuncia la parolaccia angloamericana per antonomasia, distante anni luce dalla violenza verbale del rock più duro. «Fuck è il lato negativo dell’amore, dove l’amore è la convinzione di stare bene in quel periodo».
Il 2 ottobre, al Teatro Ambasciatori di Catania, lo show case di Roberta Finocchiaro, a ingresso libero. Con la Finocchiaro sul palco Roberto Fiore al basso e Roberto Coco alla batteria. Ospiti nonno Gino Finocchiaro alla fisarmonica (su disco suona in “Strappi” e “Fuori fuoco”, il sassofonista Antonio Alma (su disco suona nel brano “Blues”) e il violinista Vincenzo Di Silvestro (ospite su disco in “Bianco”). «Oltre a “Fiori di carta” proporrò qualche cover di Norah Jones, di John Mayer e di Johnny Cash. Artisti che mi hanno aperto un mondo. John Mayer è “il mio maestro” di chitarra, Johnny Cash…». …è Johnny Cash, il Cavaliere nero non conosce limiti di tempo. Dopo lo show case, Roberta aprirà i live di Alberto Bianco, il 6 ottobre a Bologna e l’8 ottobre al Milano.
06/10/2016 – 10:49 di Gianni Nicola Caracoglia (Clicca qui per vedere l’articolo originale)